
Prima di fare un post più tecnico su quelle che sono le logistiche consigliate per un viaggio in Grecia, la prima cosa che penso quando penso – scusate il gioco di parole – alla Grecia è questo episodio accaduto nell’estate 2017.
Il 2017 non è stato un anno, ma è stato l’anno. Arrivavo in Grecia con un sacco di domande, pochissime risposte e tantissima voglia di pace e serenità. Un po’ come mi succede sempre e un po’ come dice molto meglio di me Alessandro Baricco,
“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde”
Ecco, a me la Grecia quell’anno ha dato un sacco di risposte. Voglio ricordare tutto con questo episodio, che poi, niente niente, è quello che ha fatto sì che a settembre dello stesso anno a casa nostra arrivasse Sawyer.
Breve storia felice
Qui in Grecia ci sono molti gatti randagi. Quei gatti che hanno paura di ogni suono o movimento inaspettato e improvviso. Alcuni più malconci, altri meno. Alcuni più prepotenti, che si accalappiano il cibo più velocemente, altri più timidi, più cuccioli e più magri.
Ho incontrato una micina rossa – ho subito capito che era una femmina, non chiedetemi perché – una sera a cena. Chiedeva a tutti il cibo mentre a me, invece, solo delle coccole. Abbiamo subito fatto amicizia, per quella che può essere fra umano e gatto. E mi si è stretto il cuore quando non sono riuscita a darle nessun avanzo, perché, voglio dire, io che avanzo del cibo?
Ieri al supermercato ho deciso di comprarle un po’ di cibo, per quando sarei riuscita ad incontrarla. “Ma come si fa? Siamo su un’isola e ci sono un sacco di persone, mica sa chi sei tu.”
Da ieri sera giro con due scatolette nella borsa da spiaggia e faccio il verso di richiamo che faccio sempre alle mie due micie, aspettandola. O meglio, cercandoci. Perché so che mi stava cercando anche lei.
Stamattina, ci siamo ritrovate. Le ho dato la sua colazione, ho aspettato che finisse e che nessun gatto più adulto e prepotente le fregasse il suo cibo. Ho notato che ha l’orecchio un po’ tagliato ed è un po’ spelacchiata. Avrà sei mesi e sì, è una femmina.
Vorrei tanto portarti a casa con me, piccolina, perché ho di nuovo avuto la conferma che nella vita – nella mia per lo meno – non ci si incontra, ci si sceglie.