Ecco le pagelle trash di questo Sanremo 2019 che ci ha regalato una settimana di divertimento, polemiche, trash, risate e poche ore di sonno. È stato un onore commentarlo con voi, perché la cosa più bella di Sanremo è il Sanremo sul Twitter.
Federica Carta e Shade: cantano “senza farlo apposta” come se sapessero già di doverci chiedere scusa. Il ritornello ti entra in testa, un po’ come le cantilene delle voci della metro che ti segnalano le fermate. Descrivono un amore adolescenziale senza suscitare però le stesse emozioni di Tre metri sopra il cielo o Baby su Netflix. Il duetto con Sua maestà Cristina d’Avena senza dubbio la cosa migliore. ASILO MARIUCCIA
Patty Pravo e Briga: lei sembra appena arrivata dal pianeta Pandora di Avatar o una mummia egizia da poco riesumata, lui il nipote che cerca di limitare i danni, il risultato è un trash senza fine. La canzone è adatta alla pausa pipì, ma la loro presenza è stata fondamentale per tirare un po’ su i livelli di ignoranza. ARCHEOLOGIA O FANTASY? Il dubbio resta.
Negrita: non mi ricordo la loro canzone, non mi ricordo nemmeno un loro outfit, forse perché probabilmente durante le loro esibizioni mettevo su la tisana al finocchio. Il rock è un’altra cosa, le canzoni belle pure.. (e in passato ne hanno fatte parecchie). Loro dicono che “I ragazzi stanno bene” e noi siamo felici per loro, ma è sembrato di avere a che fare con i cinquantenni sui social che vogliono fare gli splendidi e poi ti mandano le gif di Padre Pio glitterato. BUONGIORNISSIMO KAFFÈ
Daniele Silvestri e Rancore: ci sono persone che portano rancore, Danielone Silvestri al Festival ha portato Rancore; un testo profondo, che fa riflettere, forse non esattamente sanremese. Manuel Agnelli completa la portata cosmica di questa canzone e rende il licenziamento da XF una vendetta in pieno stile ex che pubblica 58304 selfie dopo che vi siete lasciati. Lui il rancore lo porta eccome! PERMALOSI
Ex otago: qualcuno di voi si ricorda di quando si chiamavano solo Otago? Chiedo. Maurizio Carucci ha convito tutti: uomini e donne. Sembrava essere l’ennesima canzone d’amore, ma la delicatezza e l’intimità con cui parlano di un amore stagionato che rischia di essere messo in discussione perché meno invadente di quelli appena nati fa commuovere. Il duetto con Savoretti ha dato il colpo di grazia agli ormoni di tutti. HASHTAG ORMONELLA ALL’OSPIZIO
Francesco Renga: noi tutti stiamo aspettando che lui torni con una voce più armonica, in fondo lo dicono diversi studi scientifici e soprattutto l’ha detto mio cugggggino che viene daggiù. FIGURA DI MERDA
Nino D’Angelo e Livio Cori: un 24esimo posto portato con onore e con rispetto, perché va già bene che ce li siamo sentiti per una settimana di fila senza fiatare. La canzone è sicuramente ben fatta e otterrà dei consensi in un pubblico distratto e intento a fare altro. Personalmente l’ho apprezzata tantissimo la prima sera quando c’erano problemi di audio e non si sentiva niente. MUTE
Nek: Filippo ha un quadro che invecchia al posto suo, che perde capelli al posto suo, che è triste al posto suo e che fa canzoni belle al posto suo. È la classica canzone paracula sanremese che canticchi distrattamente mentre fai altro e ti maledici perché non volevi proprio saperne nulla di quella canzone. Il risultato è che avremo un meme da dire a tutti i nostri amici che ci beccheranno a farci le stories mentre annunciamo un ritardo clamoroso. TRENITALIA SI SCUSA
Anna Tatangelo: la separazione dal Dio delle canzoni di merda e delle previsioni atmosferiche fatte a cazzo le ha fatto benissimo. Per la prima volta da quando è nata finalmente dimostra la sua etá. Anzi, Anna sembra addirittura più giovane e in forma adesso di quando aveva 20 anni. La canzone è ben fatta, i suoi outfit sempre azzeccati e di classe. Sinceramente non ho la minima idea di cosa abbia cantato quindi suppongo che non fosse un pezzo alla Bohemian Rhapsody, ma l’ho rivalutata tantissimo. QUEEN DELLA PERIFERIA
Boomdabash: non ti cambierò nemmeno per un milione, noi forse voi per molto meno. Il tizio con la cresta rossa sembra uno vestito con i costumi degli antichi romani e se questa canzone fosse uscita in estate avrebbe dato il giusto filo da torcere alla lobby latinoamericana. Di loro continueremo a sentirne parlare. ALVARO SOLER A CHI
Zen Circus: l’amore è una dittatura è un grande pezzo, non facile e non per tutti, magari con un ritornello un po’ paraculo avrebbero potuto dire la loro anche nella gara. Probabilmente hanno pensato che tanto nessuno avrebbe capito un cazzo e allora tanto valeva spararla grossa. Coerenti. MARA MAIONCHI APPROVED
Paola Turci: gli uomini la desiderano, le donne vorrebbero essere come lei: classe innata, outfit impeccabili, canzone raffinata. Paola si conferma un tocco di classe in un panorama che spesso tocca delle vette più trash che umane. Anche la canzone è leggera come la carezza di una mamma. O meglio, di una MILF
Enrico Nigiotti: Canzone intimista, frutto di una notte insonne, che ti tocca dentro, probabilmente dopo 3 bottiglie di Rosso di Montepulciano. Un’unica domanda: chissà perché il nonno di Nigiotti fischiava mentre pisciava. BRAVOEBELLO
Motta: fischiato da dei cafoni durante la premiazione, mantiene l’aplomb di chi è superiore o di chi probabilmente è un serial killer. La canzone è in pieno stile Motta e non importa se nessuno lo capisce e lo apprezza, i biglietti dei suoi concerti continueranno a costare poco e a noi va bene così. HASHTAG PLAYLIST INDIE ITALIA
Irama: nemmeno le bimbe di Giulia De Lellis hanno saputo gestire una canzone così paracula: si fa ascoltare, è orecchiabile e in pieno stile sanremese, dove per stile intendiamo chi vuole strizzare l’occhio alla giuria e dire a tutti quello che vogliono sentirsi dire. Il tema è molto importante, ma non basta parlare di qualcosa di importante per fare un prodotto importante. Forse certe emoziono bisogna viverle prima di raccontarle. RITENTA SARAI PIÙ FORTUNATO
Simone Cristicchi: giustamente premiato da tutta la critica, anche dai passanti a momenti: ha vinto più premi lui del vincitore del Festival. 10 anni fa avrebbe vinto a mani bassissime. La canzone ha un testo che dovrebbe essere studiato nelle scuole ma sembra non decollare mai, motivo per il quale resti sempre lì inchiodato ad ascoltarla come quando ti sei fatto la doccia e rimani con l’accappatoio a fissare il vuoto. TANATOSI
Ghemon: il suo dodicesimo posto la dice lunga su quanto non capiamo un cazzo. Outfit inarrivabili per noi comuni mortali, lui non si veste, si allestisce come le vetrine. Con la sua ROSE VIOLAAAAAA che è già nelle teste di tutti, sentiremo parlare di lui per molto tempo e sono molto felice che sia tornato. ROSARIO
Il Volo: non avrei mai pensato di dirlo, ma il loro podio ci ha regalato il momento migliore di tutto Sanremo sul twitter. Niente unisce di più dell’odio verso Il Volo. Nessuno li vota, tutti li odiano, eppure inspiegabilmente stanno lì, un po’ come certi personaggi politici. Forse nessuno vuole prendersi la responsabilità di quella cagata o più verosimilmente su Twitter viviamo in una bolla sconnessa dalla realtà. Adesso possono tranquillamente tornare a cagare sui muri degli hotel. ADDIOS
Einar: chi? (per me senza commento come quei panchinari che entrano al novantesimo solo per far passare il tempo) INDOVINA CHI
Arisa: ci ha spezzato il cuore durante la finale con la sua voce che non c’era, a un certo punto sembrava che stesse abbaiando, ho avuto male alla gola per lei, ma nonostante l’ultima performance così così Arisa si è conquistata sicuramente un posto nel cuore di tutti. Con la sua “Mi sento bene” che sembra venir fuori direttamente da High School Musical o Glee fa ballare tutti e rende piacevole anche la sveglia del lunedì. ICONIC PIPPA
Ultimo: vincitore annunciato che però se la prende in quel posto quando la giuria ribalta il risultato manco fosse Alessandro Borghese. Nel dopo festival fa una caciara con la sala stampa che ribatte a tono e ne esce un siparietto talmente trash che su Twitter stiamo litigando tutti per capire chi ha ragione e chi ha torto. VINCITORE MORALE, O FORSE IMMORALE.
Loredana Bertè: la vera vincitrice di questo Festival, the Queen, immensa. Decide di vestirsi sempre uguale perché non gliene frega un cazzo di niente se non della sua canzone che onestamente è una bomba. L’Ariston insorge quando viene comunicata che non è nemmeno sul podio, ma la sua “Cosa ti aspetti da me” sarà la colonna sonora delle prossime esterne di Maria quando i due litigano e la reazione di chiunque nei confronti di chi ti rompe le palle. MA CHE COSA VUOI DA ME
Achille Lauro: il suo duetto psicadelico con Morgan ha fatto la storia, grazie alle polemiche tutto il Twitter lo dava per vincitore. La sua “Rolls Royce” è una di quelle canzoni che ti aspetti cantate da Corona una volta uscito dal carcere mentre va in bicicletta e si spacca la faccia perdendo un dente. Il momento in cui si è sdraiato sul pianoforte incitato da Morgan verrà raccontato a tutti i nipoti dei nipoti. DIO RICORDATI DI QUESTO NOME
Mahmood: a differenza di Cristicchi, 10 anni fa questa canzone non sarebbe arrivata neanche alla terza serata, ma grazie a Dio (e alla Sala Stampa) i tempi sono cambiati. Mahmood è il vincitore del Festival che tutti avremmo voluto anche se avevamo paura di crederci troppo per paura di restare delusi. La sua canzone è una bomba e la sappiamo già tutti a memoria. Mi pare assurdo citare la Isoardi ma “l’incontro di culture differenti genera bellezza”. SOLDI SOLDI CLAP CLAP